Abstract
L’articolo raccoglie delle considerazioni sulla pratica didattica, a partire dalla riflessione sui fattori alla base del processo di apprendimento: la corporeità, la relazione tra insegnante e allievo, le emozioni circolanti. Sempre più sembra emergere il bisogno di attuare una didattica complessa, che richiede all’insegnante di lavorare su di sé per sostenere competenze personali come la flessibilità comportamentale, l’intelligenza emotiva, la funzione riflessiva, le abilità relazionali.
Nei laboratori di consapevolezza psicofisiologica proposti dall’Autrice secondo un metodo di ricerca personale, gli insegnanti si mettono in gioco, esercitando la capacità di osservare se stessi e ciò che accade nella relazione con una mente aperta e ricettiva. Le esperienze coinvolgono il corpo e attivano le emozioni, così da familiarizzare con il non verbale, che è il canale più profondo di comunicazione con l’allievo. Esempi pratici e considerazioni degli insegnanti partecipanti portano luce su tutta una serie di accorgimenti didattici utili a sostenere un apprendimento attivo.
L’osservazione di sé fa emergere abitudini e rappresentazioni inconsce, che possono informare la pratica didattica, creando un divario tra ciò che l’insegnante idealmente farebbe e ciò che realmente fa, spesso al di là della consapevolezza. Ampio risalto viene dato ai modelli di attaccamento dell’insegnante, che le pratiche corporee descritte possono aiutare a osservare e a rendere più complessi e adattivi. La consapevolezza psicofisiologica è messa al servizio della formazione del “professionista riflessivo”.
Tiziana Franceschini, articolo pubblicato nella rivista “Educational Reflective Practices”, 2/2018, pp. 170-200, Franco Angeli, DOI:10.3280/ERP2018-002012.
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